Stupisce sempre l’ineffabile capacità della politica di creare problemi che non esistono e poi di non sapere come risolverli.
Bell’esempio quello delle ronde di cittadini, pardon “osservatori volontari”, per controllare il territorio.
Per capire il problema, anzi il non problema, si tenga presente che la nostra Costituzione garantisce la libertà di associazione per scopi leciti e che senza dubbio è più che lecito, anzi doveroso, collaborare con le forze di polizia per disturbare chi commette reati o infrazioni amministrative e segnalare tali fatti, per aiutare ad individuarne gli autori.
Qualsiasi cittadino o gruppo di cittadini (perché vi è anche la libertà di raggrupparsi) ha il diritto di uscire anche di sera o durante la notte e, ad esempio:
– sostare nei luoghi dove si spaccia droga o ci si prostituisce per indurre i delinquenti ad andare in altri luoghi;
– filmare o fotografare chi tiene atteggiamenti sospetti;
– avvisare le forze di polizia che è necessario un loro intervento;
– scortare signore sole e anziani. ecc.
Unico limite è, ovviamente, che non si commettano reati, come ad esempio quelli di molestia o di disturbo delle occupazioni delle persone; insulti; minacce, intralci alla circolazione e via dicendo.
Il principio è tanto pacifico che le associazioni ecologiste o animaliste possono nominare guardie giurate, spesso persino armate, che nessuna forza di polizia o nessun pubblico ministero ha mai avuto a che ridire per il fatto che ronde di ecologisti andassero a disturbare i cacciatori all’apertura della caccia (cosa che, tra l’altro, è senz’altro delittuosa perché si disturba un’attività lecita per cui si sono pagate anche le tasse).
È tanto pacifico che lo stesso decreto ministeriale prevede che già vi siano associazioni no-profit che svolgono compiti analoghi e quindi perfettamente legali.
Ma vi è di più: qualunque cittadino, di fronte ad un reato che obbliga un poliziotto all’arresto in flagranza di reato, può procedere direttamente all’arresto (art. 383 Cod. Proc. Penale), ovvero così agendo, viene ad espletare funzioni proprie di un pubblico ufficiale.
Il che vuol dire che i favorevoli a questa attività potevano semplicemente dire “invitiamo tutti i cittadini di buona volontà a collaborare, da soli o in compagnia, sia di giorno che di notte, con le forze di polizia per prevenire atti illeciti e per identificarne gli autori” e nessuno avrebbe potuto lamentarsene; anzi, le persone contrarie a questo, avrebbero dovuto spiegare perché come mai esse non sono cittadini di buona volontà e perché preferiscono non disturbare chi delinque.
Invece qualcuno si è inventato che chi fa il cittadino di buona volontà è una “ronda” ed apriti cielo; sebbene la parola non sia affatto squalificata e richiami più “le ronde del piacere” che ricordi minacciosi.
A leggere certi interventi sembra che non vi sia molta differenza fra le pacifiche ronde dei cittadini e le squadre della morte.
La nostra cultura si è avviata su di una strada molto strana: quella del garantismo ad ogni costo che garantisce tutti meno che il cittadino tranquillo
Guai ad essere severi contro chi sporca i muri, chi danneggia i treni e le auto, chi gira ubriaco e drogato, chi schiamazza tutta la notte sotto le finestre altrui.
Guai a tenere in carcere chi ha fatto danni enormi alla società, e solo con fatica si riesce a punire chi uccide guidando ubriaco.
Si è diffusa anche la strana idea che il cittadino tranquillo deve essere paziente perché tutti devono “esprimere la loro personalità”.
L’anormale diventa non chi crea disordine urbano, ma chi ne farebbe volentieri a meno.
Travolto da questa cultura trasversale, il Parlamento ha dato forma ufficiale agli “Osservatori volontari” dimenticandosi che non si può vietare ciò che la Costituzione consente (come vorrebbe certa parte) e che non si può regolare ciò che è un diritto (come ha fatto altra parte). Ed infatti le ronde sono state regolate.
Ma non vi è nessun divieto di fare ronde, pardon: “passeggiatine” come pare e piace.
Si è creata quindi questa comica situazione:
– che non è affatto vietato che qualsivoglia gruppo di amici alle due di notte faccia un giretto per la città per vedere se tutto è in ordine;
– che se il gruppo di amici si associa e dichiara di voler compiere la medesima attività diventa “Ronda” e cade nella macchina della burocrazia: deve comperare giubbotti, deve far sottoporre a visita psichiatrica i soci, deve compilare mucchi di domande pagando i relativi bolli, ecc.
– che le prefetture avranno un inutile ulteriore lavoro per controllare ciò che non ha bisogno di essere controllato;
– che ovviamente ben pochi saranno così sciocchi di dichiarare di essere ronde, ma si organizzeranno, al massimo, come “circolo sportivo per le passeggiate notturne” o “gruppo zoofilo per il controllo delle pantegane”; questi potranno portare anche strumenti atti a catturare le pantegane. E nessuno potrà farci nulla perché qualunque norma che ponesse dei limiti o delle sanzioni sarebbe in contrasto con la Costituzione.
O certi atti sono illeciti e allora basta il codice penale; oppure sono leciti e nessuno li può vietare o regolare.
È poi chiaro che non ha senso avere degli “osservatori” privi della sia pur minima tutela giuridica; ciò significa che gli osservatori devono girare di notte con un bel giubbotto catarifrangente, esposti a chiunque li voglia sbeffeggiare o prendere a sassate, armati solo del cellulare.
Il ministero dell’interno, invece di disporre che il giubbotto sia di colore giallo (forse per equiparare gli “osservatori” agli untori di un certo tempo), avrebbe fatto meglio ad imporre giubbotti antiproiettile.
A ben vedere, dall’atteggiamento delle Istituzioni verso i gruppi di volontari che si preoccupano di salvaguardare la sicurezza del territorio si trae un insegnamento: che l’azione delle “Ronde” è deleteria, nociva e pericolosa per la comunità.
Riuscirà mai la politica a cambiare atteggiamento?
Bè, come dire: noi la pensiamo diversamente e continuamo a fare dei giretti anche di notte.
2011/11/14